sabato 8 febbraio 2014

La Piramide Rovesciata-Pietro Laureano

Oasi, wadi, foggara, San‘a e Shibam, Petra e Matera, Eritrea e isole Dahlac, ma soprattutto acqua. 
‘La piramide rovesciata’ non è solo un modello per la terra, è un modello per l’uomo e dell’uomo. Tutto ruota intorno all’Oriente, immensa oasi sconosciuta. 

Laureano suddivide letteralmente il territorio sahariano in base alle sue particolarità climatiche, geologiche, idriche, quasi fosse un organismo vivente in cui il ruolo dell’uomo è assolutamente marginale, di puro adattamento. I siti sono analizzati sia attraverso le fonti storiche sia attraverso la minuziosa analisi dei monumenti e reperti archeologici che ne caratterizzano l’odierna realtà turistica.
Si procede come osservatori dallo spazio; dallo sguardo a  una situazione continentale complessiva si passa fino alla più piccola oasi del medesimo territorio, il tutto accompagnato da meravigliose foto e schede, la cui descrizione è affrontata nei paragrafi stessi.

L’opera non si vuole limitare a rendere noto il passato dell’Africa, dello Yemen, della Mezzaluna Fertile, delle aree mesopotamiche, ma vuole scuotere le coscienze degli occidentali, dell’Onu stesso. Non si limita alla sola denuncia delle opere in via di sfacimento ma propone concrete e realizzabili soluzioni al problema, affrontando ogni aspetto della sua attuabilità economica, sociale, territoriale, geologica e idrica.

L’acqua è la vita e come attraversa la terra così attraversa le vite dei popoli, degli imperi, della storia umana per poi chiudersi su se stessa, relegando in questo schema l’uomo come tassello utile al suo ciclo e non come agente esterno adibito al suo consumo, ma piuttosto contributo alla sua creazione, in un  equilibrio di forze naturali che nelle zone aride non danno margine d’errore.
L’acqua è il bene più prezioso e la direzione che l’uomo moderno occidentale ha intrapreso nel suo sfruttamento territoriale e idrico è ormai dimostrato essere errato.

Lo sfruttamento delle risorse senza la loro rigenerazione è uno sbaglio il cui prezzo si paga a breve termine, mentre le tradizioni millenarie dei popoli del deserto dimostrano come il corretto utilizzo delle architetture di conservazione e approvvigionamento idrico siano una realtà, investimento per il futuro, le cui tracce sono ancora tangibili nelle zone più isolate del deserto.

La conclusione è chiara, l’architettura deve ascoltare e prendere in considerazione il territorio e non può essere relegata a semplice prodotto innestabile globalmente su vasta scala.
Le grandi multinazionali spingono per esportare un modello omogeneo di vita che va in totale contrasto con la realtà della variegata situazione geologica mondiale, fatta di mille colori e non di un indistinto grigiore moderno che avvolge tutto.

Si può cambiare, e la recente tecnologia può avere un ruolo chiave nell’aiutarci a tornare alle tradizioni ecosostenibili con un’efficacia già assodata dall’antichità che emerge con i suoi reperti ancora funzionali anche se in deplorevole stato di abbandono. La volontà può tutto

Una lettura consigliata. Di sicuro impatto su chi vuole conoscere 
l’antico per comprendere il presente.

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