lunedì 6 gennaio 2014

Steve Jobs by Walter Isaacson

Un saluto a tutti voi cari lettori,
mi ripresento con una recensione di una delle recenti pubblicazioni del 2013.
Non sono solito interessarmi alle ultime uscite, ma in questo caso ho volentieri messo da parte i pregiudizi ed ho deciso di proporvi la biografia di Steve Jobs, scritta da  Walter Isaacson, autore di ‘Einstein’,  di cui possiedo gelosamente una copia.

In precedenza non sapevo fosse lo stesso autore delle due biografie, e scoprirlo ha sicuramente suscitato la mia curiosità alla lettura.
Le prime pagine ci introducono subito le motivazioni che hanno spinto il fortunato amministratore delegato della Apple a rivolgersi, quale biografo ufficiale, per l’appunto a Isaacson.
La biografia non sconta nulla del ‘genio’, anzi ne mostra spesso i lati più oscuri di un carattere che si spinge agli estremi di gioie fino agli odi più accesi. Effettivamente questo si evince dallo scorrere delle pagine, Jobs non ha riguardo per nessuno ma allo stesso tempo  sembra mostrare un’emotività che lo catapulta ai confini dei sentimenti umani.

Jobs è indubbiamente un uomo da ‘capire’ , ma credo sia un errore abbandonarsi a facili conclusioni sulle sue vittorie e fallimenti, quasi tentando di sentenziare se siano legati, a ragione o torto, ai suoi comportamenti dall’estremo temperamento. La linea è sottile tra il ‘giusto’ e ‘sbagliato’ e non sempre un giudizio può essere rispecchiato per l’intero evolversi delle situazioni. Jobs è mutevole, lo è talmente che non si riesce a stargli al passo; non a caso è l’artefice delle più incredibili innovazioni del XXI secolo che hanno proiettato l’uomo nel ‘futuro’ più inaspettato, dove la tecnologia ruota realmente intorno alle necessità dello urban lifestyle.

La sua vita sembra riassumersi in un grafico sinusoidale dall’altalenante andamento e ogni incontro risulta indelebile sulle persone che l’hanno conosciuto; non sembra possibile descriverlo con un solo aggettivo e forse questa sua caratteristica di adattamento camaleontico ben si sposa con le diverse imprese che ha avviato, chiuso o rilevato. Un solo aspetto sembra far da collante a tutte le vicende che Isaacson descrive: la passione per il ‘bello’. Jobs sembra ossessionato da questa ricerca del ‘perfetto’, non da intendersi solo dal punto di vista funzionale di ciò che crea ma anche dalla sua estetica, piacevolezza riferita a tutti i sensi del corpo umano. Questo è in ultima analisi lo scopo che vincola l’impegno di Jobs ai suoi prodotti, quello di creare la forma di ‘arte tecnologica’ il più appagante possibile per tutti i cinque sensi dell’uomo, riportando ancora una volta l’uomo in un ruolo di protagonismo, come forse non si vedeva dai  tempi della coraggiosa filosofa neoplatonica Ipazia (forse un po’ troppo eroina nel film di Alejandro Amenabar), che nelle più semplici teorie riconosce la verità, nel caso di Jobs l'uomo è circondato dai prodotti Apple, chiaro sinonimo di semplicità.

Ps.
Nonostante sia un libro scorrevole il troppo martellante concetto di bellezza dei congegni Apple a volte la fa da padrona, quasi oscurando che si tratta di una biografia e sbilanciandosi più a essere un ottima recensione dei medesimi prodotti piuttosto che il racconto della vita del noto personaggio. Ma forse è anche vero che le due parti sono in qualche modo concatenate e di sicuro la Apple non terminerà con la morte del suo fondatore, perciò a voi giudicare.

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