Scritto come manuale di autodifesa dalle corrotte e abbaglianti luci dell’Europa del secolo scorso per i suoi fratelli isolani, questi discorsi del capo polinesiano Tuiavii mettono in guardia gli indigeni locali dall’abbracciare uno stile di vita lontano dalle loro tradizioni, esortando i lettori a cogliere ogni sfumatura da lui descritta nell’intento di espiare le colpe dei suoi antenati che commisero l’errore di cadere nella rete delle follie quotidiane occidentali, vendute come dottrina di civiltà.
Il Papalagi non è altro che “l’uomo bianco”, ma non inteso come semplice indicazione razziale, esso racchiude l’intero mondo sociale occidentale e le sue folli arroganti convinzioni suprematiste di civilizzare il resto del mondo e qualsiasi cultura a essa non allineata. Se l’intento del Capo Polinesiano era di mettere in guardia il suo popolo, la traduzione di Erich Scheurmann diventa una finestra su un pamphlet al quale noi Europei non avremmo potuto avere accesso. Scritto per mettere in evidenza le numerose insensatezze occidentali, questi scritti assumono una rilevanza proprio per noi lettori europei.

