Alla fine della seconda guerra mondiale viene creato un team investigativo al fine di scovare i responsabili di quello che viene considerato il più l'efferato crimine mai attuato durante un conflitto bellico, il genocidio di massa.
La vicenda percorre le vite di due personaggi opposti, il carnefice, kommandant di Auschwitz, Rudolf Höss e l'investigatore a caccia di nazisti
fuggitivi Alexander Hanns. Vengono esposte le loro vite e le
scelte che li hanno condotti a incrociarsi. La vicenda è un'ottima scusa per ricordare i nomi dei carnefici protagonisti del scellerato massacro di milioni di persone, ma soprattutto vengono raccontati i metodi per giungere a tale obbiettivo in così breve tempo.
La lettura è scorrevole e avvincente con all'interno foto d'epoca e copie di documenti che argomentano fedelmente la narrazione che espone uno dei tanti tasselli della più vergognosa azione dell'uomo contro se stesso.
Viene analizzato il sentimento per la patria, la Germania, e le scelte dei due connazionali diametralmente opposti che portano avanti le proprie scelte senza mai volgere lo sguardo indietro.
Interessante è il modo con cui l'autore ci espone i fatti, alterna i due personaggi in capitoli alternati senza mai porsi come giudice, piuttosto cercando l'imparzialità, di cui la Storia spesso necessita, per evitare di farsi trasportare dai propri ragionevoli sentimenti.
Un libro che consiglio vivamente, che espone i fatti come un rigoroso diario di guerra, dove la memoria storica non insegue la ricerca dei giusti o ingiusti, dei buoni o cattivi; ma serve a mettere in guardia dal reiterare le azioni che hanno fatto cadere nel baratro vittime e carnefici, che pone gli uomini di fronte alla responsabilità delle proprie azioni.
Thomas Harding aggiunge un tassello alla conoscenza, una lente d'ingrandimento su un aspetto della responsabilità che pochi uomini possono aver avuto su tanti:
Fino a che punto un uomo è innocente?
Fino a che punto è giustificata l'obbedienza?
Le risposte, forse, vanno ricercate dentro ognuno di noi.

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