Raccontare il 'sommo' senza cadere nella banalità delle nozioni scolastiche non è così intuitivo come può sembrare. Nonostante sia un libro datato (1964 la prima edizione) Montanelli ha già alle spalle un'ampia esperienza nell'esporre argomenti storici in grado di essere compresi dal vasto pubblico di appassionati di storia, anzi, è più corretto dire che la passione la suscita la sua semplicità divulgativa, quasi da convincere il lettore di essere investito di capacità mentali sopite in grado di permettere l'assimilazione delle vicende medievali più astruse.
Tranquilli, non siete diventati dei letterati, ne storici, semplicemente la formula funziona. A questo punto Dante diventa a portata di mano di tutti, comprensibile, raccontato immersi nella sua epoca e comprendere le sue opere. Difatti non si tratta di un tentativo filologico di lettura dei suoi scritti ma di un semplice tentativo di integrare alle conoscenze acquisite durante le scuole dell'obbligo svariate curiosità ottenute attraverso un accurato lavoro bibliografico dal notevole impegno, inserito in una struttura cronologica che pone una lente d'ingrandimento sulla Firenze del '300.
Montanelli focalizza sui primi passi del poeta con un'accurata introduzione delle principali vicende storiche che coinvolgono l'Europa, la penisola italica e in particolare Firenze durante il Medioevo. Siamo presto avvisati. Di Dante si sa poco o nulla, e perlopiù si tratta di dicerie; la maggior parte dei suoi dati biografici si estrapolano dalle sue opere, ma questo non ferma l'autore dall'individuare i suoi spostamenti e attività politiche più note, che bene o male qualche traccia negli archivi di palazzo hanno lasciato. Spesso emerge qualche verso dalla non certa attribuzione, ma Montanelli prontamente ci avvisa, sta a noi voler credere a una versione o l'altra proposta dai più incalliti studiosi di Alighieri.
La figura che emerge è più umana di quanto ci saremmo aspettati, molto meno divina di quanto Dante si attribuisce.
Indiscutibile personaggio di spicco del '300 non si può non restare incuriositi dal tormento per la passione politica che il poeta esprime, passione che imprime nella sua Commedia, vero e proprio testamento non solo di una società ormai dissolta nel tempo, ma testimonianza di una lingua che finirà per legare una nazione ancora allo stato embrionale e multiculturale.
Insomma Dante affascina tuttora e Montanelli affascina con un Dante inedito, più umano, contraddittorio e allo stesso tempo personaggio di spicco, capace di toccare i vertici della carriera politica Fiorentina. Non è un caso la sua condanna in contumacia; lui, come pochi altri, ricoprono ruoli chiave della politica fiorentina, proprio nei momenti più critici dei tumulti cittadini che ne sconvolgono le esistenze. Cacciato dalla precaria vita politica fiorentina viene consegnato alla Storia come riferimento letterario delle passioni umane, vertice ultimo della salvezza universale.
Se per Montanelli spiegare è una missione, per noi lettori capire è un dovere. Abbiamo finalmente l'opportunità di dare un volto biografico all'ombra di un poeta che ci ha regalato le locuzioni più famose della nostra elegantissima lingua italiana che oggi, forse più di allora, vive il suo più tetro medioevo culturale.
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