venerdì 15 dicembre 2017

Emil Krieg-Rommel, la Volpe del deserto


'La Volpe del deserto' è tra i i soprannomi più conosciuti della WW2 in grado di evocare sentimenti come lealtà, pervicacia e tenacia. Aggettivi non scontati se si pensa che colui che impersona il grande generale stratega è un tedesco. E proprio questo è il punto. 

Siamo spesso abitutati, un vero errore a mio avviso, ad attribuire allo sconfitto popolo tedesco gli appellativi meno elogiativi del nostro vocabolario: aguzzini, assassini, spietati e sleali. 
Dimenticate tutto ciò, qui siamo di fronte ad un uomo tutto d'un pezzo che già durante la Grande Guerra ebbe modo di mostrare di cosa era capace. Dopo già essersi distinto per innate capacità strategiche durante la Grande Guerra, in particolare in quella disfatta lungo la valle dell'Isonzo che tuttora ricordiamo come battaglia di Caporetto, Rommel avrebbe asceso la gerarchia militare fino alla prestigiosa carica di Federmaresciallo durante la WW2.
Le vita della 'Volpe' è costellata di successi e rocambolesche sconfitte che Krieg deve selezionare per descrivere la portata del personaggio, talmente carismatico da influenzare l'immaginario degli eserciti alleati e nemici incrociati lungo le azioni da lui guidate sul campo. Per questo l'autore sceglie di concentrarsi sulle operazioni condotte in Africa alla guida degli Africa Korps. 
Quello che poteva sembrare un fronte non particolarmente strategico per le mire espansionistiche del folle Hitler, finì per diffondere un'eco di incredibili gesta presso tutte le nazioni, influenzando di fatto le strategie belliche di tutti i coinvolti.

Di Rommel emerge tutta la sicurezza, arguzia e coraggio che non solo imprime nelle strategie adottate per sfiancare il nemico, ma inietta anche nelle armate e milizie che gestisce quasi sempre fianco a fianco sul campo. La stima dei soldati sotto il suo comando  sarà alla base della sua fama, ma quella dei suoi avversari ne decreterà la leggenda incluso il noto soprannome.
Il coraggio di Rommel non emergeva solo negli attacchi alla conquista delle posizioni strategiche per i rifornimenti dell'assetata Germania conquistatrice, la sua fermezza si palesava soprattutto nelle sue inamovibili posizioni sulle prossime mosse belliche, spesso andando contro i suoi superiori e perpetrando numerose volte atti di scontrosa disobbedienza nei confronti degli ordini impartiti. 

Le difficoltà erano ancora più esacerbate dalla cooperazione vincolata dal patto sugellato con l'Italia che obbligava Rommel a dover impiegare anche le truppe italiane, spesso criticate per la loro mancanza di volontà e decisione negli attacchi ai nemici. Ma proprio qui stava la genialità di Rommel. Era in grado di prendere una pietra e trasformarla in un diamante. In mano sua le truppe italiane trovavano una instancabile energia e coraggio mai mostrati, mettendo in evidenza la vera problematica dell'impero italico: i gerarchi. Con i generali il dialogo era inconcludente, più un ostacolo alle sue mille idee, che un vero sostegno all'attuazione dei suoi piani geniali. 

Il David di Rommel fu indubbiamente l'assedio di Tobruk, che mise in evidenza come un piano ben congeniato e una determinazione senza precedenti potesse invertire le sorti di un esercito sottostimato e senza rifornimenti, uno dei talloni d'Achille dell'intera campagna nordafricana dell'Asse al quale solo Kesserling saprà porre rimedio. Dopo questa operazione il III Reich non fu più in grado di mantenere un'adeguata efficienza lungo il fronte nordafricano a causa delle pesanti sconfitte causate dal gelido fronte russo, che logoravano lentamente le agonizzanti truppe lungo le posizioni occupate durante l'operazione Barbarossa.

Krieg approfondisce le operazioni in territorio nordafricano con magnifica precisione accompagnate da immagini (non proprio tecniche) che riassumono a grandi linee i movimenti delle truppe e le zone di conquista. 
Ovviamente il federmaresciallo non era il solo generale a riempire le cronache delle testate giornalistiche del tempo. La fama era condivisa con i suoi nemici, che per sconfiggere le sue azioni erano costretti ad anticipare le sue mosse. Patton, ma soprattutto Montgomery furono tra i più famosi generali dell'Alleanza nel contesto nordafricano e non furono meno arditi di Rommel nel condurre le proprie azioni. Krieg dedica spazio anche a loro, valorosi nemici che portarono rispetto ad un aversario dalla condotta leale di tempi ormai andati.

Si tratta di un apprezzabile volume per un primo approccio alla 'Volpe del deserto' che anche se non approfondisce ogni aspetto di Rommel, di certo lascia un senso di curiosità verso questo personaggio di cui tanto si sente parlare. 
Consigliato per chi non possiede nulla sul generale tedesco e vuole avvicinarsi con curiosità al fascinoso mondo delle battaglie del deserto africano.

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