venerdì 14 ottobre 2022

Mario Livio - Galileo

Tra i personaggi della Storia più rivoluzionari, di sempre, Galileo Galilei è stato capace di ritagliasi uno spazio assieme alle grandi celebrità della Scienza, contribuendo allo sviluppo della Ricerca, anzi possiamo annoverarlo letteralmente come padre del Metodo Sperimentale. L’apertura mentale  e il suo intelletto emergono chiaramente nella sua logica fondata sulle “esperienze naturali o sulle dimostrazioni matematiche” che “aprono l’intelletto alla cognizione della verità” rispetto ai vanismi filosofici. D’altronde più di trecento anni dopo il filosofo e matematico Bertrand Russell espresse: <<La filosofia va studiata non per amore delle precise risposte alle domande che essa pone [..] ma piuttosto  per amore delle domande stesse>>. Trecentocinquanta anni dopo Einstein si starà ancora domandando: <<Come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente da ogni altra esperienza, se la cavi così bene al confronto con l’esperienza?>>.


Galileo imprime nella coscienza dei futuri ricercatori e scienziati domande universali e altrettante intuizioni. Basti pensare ai suoi Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, pubblicato nel 1638, in cui è contenuta una teoria sui corpi in caduta libera. Il suo significato universale troverà riscontro nel 1971, quando David Scott, nella missione Apollo 15, confermò che la caduta di un martello al confronto con una piuma avrebbero toccato la superficie della Luna simultaneamente. Al di là di queste affascinanti teorie che oggi ci paiono quasi ovvie, Galileo riuscì a dettare un nuovo passo alle scoperte astronomiche, per le quali viene tutt’ora ricordato e che tanta fama, e guai, gli causarono. Proprio il progresso scientifico, secondo il filosofo, è figlio dei risultati sperimentali che precedono le spiegazioni teoriche, quanto le predizioni in seguito confermate o smentite dall’esperienza e osservazioni.


Proprio le osservazioni di Galileo nel cielo stellato sono il nucleo centrale di queso libro come della sua stessa vita. Il 7  gennaio 1610, dotato del suo miracoloso cannocchiale da venti ingrandimenti, scorse nel cielo <<tre stelline, piccole invero, ma pur lucentissime>> ruotare intorno a Giove. Questo passo segna letteralmente la scoperta più celebrata degli ultimi tre secoli. A partire da questo momento il “metodo sperimentale” prende avvio esponenzialmente, diffondendosi come nuovo approccio alla Scienza e che tuttora viene applicato. Allo stesso tempo questa scoperta sarà la spada di Damocle che penderà per lunghi anni sulla sorte di Galileo, aprendo la strada ad uno dei momenti più bui dell’Inquisizione clericale, spesso capace di percorre le strade più oscure dell’irremovibile arroganza pur di mantenere il suo atavico potere materiale e immateriale sui destini dell’umanità. 


La diffidenza della Chiesa nei confronti del progresso scientifico rimane un monito ben presente nel nostro incerto presente. Col senno di poi la vicenda di Galileo (ma come quella di Darwin, Einstein e altri) dovrebbe evidenziare come non fidarsi della scienza sia un rischio pericoloso per il nostro futuro. Le scoperte scientifiche ci mostrano come le attuali minacce climatiche non siano un fenomeno sul quale dividersi tra chi crede ai loro effetti e chi no, né su quali siano le cause. Il non far nulla è ormai un lusso che non possiamo più permetterci. Galileo stesso fu deriso a suo tempo, ma la sua ragione non si costruì in contrapposizione alle accuse subite, piuttosto alla solide evidenze scientifiche che gli davano ragione.


Le ragioni della condanna al  Dialogo vengono svelate passo a passo da Mario Livio che sottolinea il delicato rapporto tra papa Urbano VIII e l’ormai anziano Galileo. Nonostante gli svariati tentativi da parte di sostenitori e colleghi, Galileo è costretto, anche per praticità, a fare ammenda per il suo scritto, più per circostanze politiche che direttamente personali. Scopriamo così che l’aurea dello scienziato, che tutt’ora permane sulla sua immagine, è decisamente frutto di un’incredibile genialità che ha solo avuto la sfortuna di essere travolta da una serie di circostanze sfavorevoli in quel preciso momento storico.


Oggigiorno sembra impossibile che di fronte ad un’evidenza scientifica e documentata si possa opporre un’ottusa resistenza verso teorie che propongono nuovi punti di osservazione, al costo di rimettere in discussione ogni consolidata certezza. Ma questo è proprio ciò che accadde agli inizi del XVII secolo. Nonostante il sorriso che strappa a noi moderni, il pericolo di un ritorno all’oscura privazione della libertà di pensiero è sempre viva e non bisogna scordare che può accadere attraverso un lento serpeggiare tra le coscienze di chi non lotta per rinnovarla.

La libertà intellettuale è davvero un bene inestimabile. E lo è oggi a maggior ragione, quando la verità e i dati di fatto sembrano sotto assedio”.



 

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