Emerge un Schopenhauer inedito, cinico, realista, misogino e poco incline alla convivenza con il resto del genere umano. La sua esistenza è in bilico tra il <<volere>> e il <<godere>>, nel tentativo di districarsi in una società costellata di futili bisogni da cui la sua persona non è più attratta.
Il volumetto si caratterizza per massime, aforismi e citazioni che reputa meglio rappresentarlo, ma è nei personali ragionamenti che Schopenhauer esprime al meglio le proprie conclusioni. Lui non è di questo mondo, non aspira alle soddisfazioni banali perpetrate dalle masse, il suo intelletto ha bisogno di silenzi e stimoli che solo la solitudine possono garantire e questa solitudine è figlia delle opportunità che con acume e perspicacia, comprende di aver ricevuto in dono. Affrancarsi economicamente è il primo dei bisogni per poter esprimere il proprio intelletto, per compiere il proprio destino. La sua esistenza, che sembra giovare solo il suo egoismo, è in realtà un regalo che dona, con assoluta consapevolezza e pieno disinteresse, ai posteri di una futura umanità in grado di comprendere le sottigliezze del suo pensiero filosofico intriso di sano pragmatismo e vivida esperienza che imprime nelle proprie scritture.
L’uomo intellettuale, che Schopenhauer vede superiore all’individuo, si manifesta come una missione, non personale, ma dal carattere umanitario. Nonostante le preoccupazioni gravino sull’animo del filosofo, l’ego smisurato della sua personalità lo porta a considerarsi di una specie superiore, condannato a vivere insieme a persone qualunque, col quale ha ben poco da spartire, caratterizzato dalla capacità di essere libero e non ingabbiato tra l’alternanza del lavoro e piacere della misera quotidianità.
La sua consapevolezza si esprime nella solitudine volontaria, nella capacità di distacco dal calore umano. Una distanza sociale lo mantiene focalizzato sulla propria Missione e lo eleva a individuo superiore, semplice osservatore dei miseri affanni quotidiani compiuti dai bipedes.
Tra gli argomenti che sfociano nei soliloqui appuntati alla rinfusa emerge la tremenda misoginia maturata dalla distanza e solitudine che non permettono nessuna sfumatura di dialogo con il gentil sesso, vista come inutile zavorra e mai come fonte di ispirazione, che tanti poeti hanno celebrato nei propri sonetti. La vita ha una scadenza e non può essere dedita agli affanni delle relazioni, dello sperpero temporale. La vita è breve, come suggeriva Seneca, e Schopenhauer ne comprende i limiti a scapito dell’intimità mutata in mera distrazione.
Dalle pagine di questi appunti traspare tutto il brillante estro del filosofo ma anche una condizione sociale figlia del suo tempo. Non si può non ammirare la sottigliezza delle affermazioni e la selezione di citazioni racchiuse in calce al volume. Tuttavia non tutte le affermazioni sono condivisibili, alcune sfociano sul personale e sembrano provenire da considerazioni ed esperienze empiriche che non possono essere applicate in chiave universale.
Detto questo, la citazione di Cicerone non può che trovarmi d’accordo, soprattutto in questi ultimi anni in cui la semplicità volontaria sembra diffondersi presso i malesseri esistenziali delle persone ingabbiate in vite prive di senso, se non dissolute.
<<La parsimonia è una grande fonte di reddito>>. In un momento storico come questo, in cui molti si trovano ad essere vittime di una spietata economia capitalistica, una massima come questa ci ricorda che la libertà è direttamente proporzionale alla semplicità con cui approcciamo alla vita.
<<Il saggio non persegue il piacere, ma l’assenza di dolore>>. Aristotele

Nessun commento:
Posta un commento
Regole di comportamento:
1)I commenti inerenti gli argomenti trattati, utili allo sviluppo delle tematiche, non verranno rimossi.
2)Ti prego di mantenere un tono rispettoso evitando di offendere gli altri partecipanti.
3)Non utilizzare questo spazio pubblico per condividere pubblicità di natura personale.
4) Ti ringrazio per il tempo che dedichi al mio blog.