Dalla penna dell’autore saggista, drammaturgo e romanziere scaturisce un piccolo diario dal ritmo incalzante. Si tratta di una raccolta di di riflessioni su personaggi noti che vengono legati al filo del “potere e sopravvivenza”.
Le argute considerazioni di Canetti smuovono le nostre pigre coscienze, abituate alle banali notizie preconfezionate dalla propaganda dei notiziari e ai libri sempre pia mediocri nelle industriali classifiche dei Best Seller. Letteratura, storia, architettura filosofia sono trascritti in una accessibile prosa, filtrata dal pensiero dell’autore, capace di incidere una traccia indelebile sulle coscienze dei lettori.
La maneggevolezza delle edizioni Adelphi ci permettono di godere di questa raccolta di scritti con una straordinaria leggerezza. Niente copertine dal grande impatto visivo, dalla facile attrattiva, piuttosto, in pieno stile Adelphi compaiono il titolo di un autore e un titolo chiaro e incisivo, supportati da una quarta di copertina priva di testate giornalistiche che citino la grandezza dell’autore o l’indubbio valore del testo.
Qui non si ricerca il profitto, si vuole scuotere la pigrizia mentale che con arrendevole volontà non permette di superare le proprie barriere del pensiero. Possiamo andare oltre; dobbiamo andare oltre.
Il dialogo con i personaggi dei sette capitoli distribuiti nel volume sono caratterizzati da profonda onestà e di matura capacità di sintesi e analisi. Ognuno di questi ha determinato il pensiero di Canetti e lui stesso vuole condividere quelle sensazioni vissute in diversi momenti della sua vita che ne hanno fatto il saggista del presente.
La sopravvivenza non è riferita alla propria ma a quella degli “altri” che si sostiene attraverso il “potere”, l’esercizio del controllo, l’autodeterminazione del proprio destino. Il potere è a sua volta sostenuto dall’uomo che sta in “piedi”, fermo nei suoi obiettivi, tendente all’ossessione, dispensatore di coraggio, intrepido, ma contemporaneamente autodistruttivo.
Il potere può inebriare le sue vittime fino al delirio, come per Hitler, produrre catastrofi come Hiroshima o spingere saggi come Confucio a dominarne gli esiti, a piegarne le volontà.
Il potere dona vita come può cessarla, viene ad affiancarsi alla “fede” e nelle sue manifestazioni più distorte. La controparte del potere è la sua sopravvivenza, necessaria per chi abbraccia il proprio destino al mantenimento della stessa.
Confucio è esplicito nell’individuare chi può detenere il potere. Va trattato con rispetto ma deve conquistarlo e mantenerlo. Insomma, se entro i quaranta, cinquant’anni non ti sei distinto nella tua vita, allora non meriti alcun rispetto e men che meno “potere”.
Canetti mette comunque in guardia chi abbraccia il “potere”, la sopravvivenza è riferita proprio a chi mette tutto se stesso nelle mani del destino e si erge a dominare quello degli altri. Un grande potere è strettamente legato alle grandezza delle responsabilità che rappresenta e niente va preso sotto gamba. Il prezzo da pagare è spesso la propria vita. I nostri desideri di dominio possono autodistruggere la propria esistenza in cambio della “eterna memoria”.
Questo fa il “potere” con imparziale giudizio. Che si venga ricordati per il bene o il male questo non cambia, la grandiosità delle proprie azioni non distinguono tra giusto o sbagliato, sono grandiose e questo tanto basta al “potere” il cui tributo in cambio della propria vita sarà la “sopravvivenza” al proprio tempo.
A distanza di quasi 80 anni la Bomba Atomica reclama ancora le vittime del proprio potere e ferisce la memoria dei sopravvissuti che portano, se non sul proprio corpo, almeno nella testimonianza della propria vita ancora la violenza di un potere incontenibile e usato per la giusta, tremenda, causa del “uccidere per non uccidere”, perenne contraddizione che tutt’oggi accompagna la quotidianità di un mondo smarrito nella sopravvivenza e inseguito da un “potere” insaziabile di controllo e dominio sule vite delle persone trasformate in asettici numeri privi di vita ma dal grande valore profittevole.
Manifestare non basta più, il potere va contrastato e il sacrificio va consegnato alle generazioni future, la cui unica colpa sarà sopravvivere al “potere” del nostro presente.
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