In un viaggio senza precedenti lo scopritore portoghese ci introduce alle meraviglie oltre la Patagonia, ai pericoli dell’Oceano, ai misteri di popoli tribali, all’ammutinamento degli equipaggi, al tradimento dei marinai e alle lotte contro il primato spagnolo nel tentativo di circumnavigare il globo e rientrare trionfanti nella Spagna conquistatrice di mondi lontani.
Salomoni ci guida nell’impervio percorso di quello che sarà il primo viaggio intorno al mondo. L’esperienza terrà gli equipaggi superstiti impegnati per quasi tre anni e lo stesso Magellano, promotore del periplo, non ne sarà testimone perché ferito da una freccia avvelenata durante una delle battaglie nell’isola di Mactan.
Le informazioni dettagliate del viaggio sono contenute nei preziosi diari del vicentino Antonio Pigafetta, schiavo e interprete di Magellano e involontario testimone di una spedizione rivoluzionaria. Obiettivo principale della spedizione è, ovviamente, di natura economica, promossa per raccogliere le spezie delle Molucche che allora appartenevano alla sfera d’influenza spagnola, secondo le regole del trattato di Tordesillas che tagliava il globo come una mela dividendola in due.
I preparativi della spedizione iniziarono nel 1517 per concretizzarsi nella partenza del 1519, nemmeno un secolo dopo lo straordinario viaggio di Cristoforo Colombo. L’uso di carte, e dei famosi portolani, sono ormai una prassi della navigazione. Le conoscenze e la consapevolezza del mondo emerso sono una conquista già consolidata e questo permette di affrontare i pericoli del mare con una pianificazione che lascia meno spazio al caso delle intemperie. Purtroppo meno programmabili sono le difficoltà che gli equipaggi incontreranno nelle isole e nello scontro con i popoli autoctoni, poco propensi a farsi conquistare da sconosciuti provenienti dal mare.
Nel 1519 salparono le tre navi, la Trinidad, la Victoria e la Concepción, guidate a turno da diversi condottieri dell’equipaggio, tra cui lo stesso Magellano, man mano che le imprevedibili battaglie, fame e malattia decimavano gli intrepidi marinai in cerca di ricchezze. Nel 1922 la missione si concluse con il ritorno della Victoria, unica superstite delle tre intrepide navi della spedizione. Questa sarà in effetti la prima spedizione a vedere una consapevolezza del mondo sferico nelle pianificazioni degli organizzatori, non siamo più di fronte alla scoperta di nuovi continenti, piuttosto la scoperta sono le rotte che permettono di organizzare vie del commercio sicure a garantire il ritorno degli equipaggi con le ricchezze di mondi lontani ma molto meno sconosciuti.
Il porto di Siviglia accoglie i superstiti che ritorneranno alle proprie faccende. Di questi, Pigafetta, sarà il testimone d’eccezione a donare una relazione mai approntata prima del primo viaggio completo intorno al mondo. Un resoconto dettagliato e completo dato alle stampe solo due anni dopo ma che non furono efficaci come celebrazione della figura di Magellano, che subirà una damanatio memoriae da parte dell’equipaggio sopravvissuto. Solo con i movimenti nazionalisti del primo Novecento Magellano verra riportato al centro della scena iberica con una contesa tra Spagna e Portogallo intente ad attribuirsi un passato glorioso proprio attraverso le avventurose spedizioni del navigatore.
La gara nella rivendicazione del comandante portoghese come proprio simbolo di rinascita nazionale tra Spagna e Portogallo riporteranno le sue avventure nell’immaginario mondiale riconoscendone i meriti a fronte delle sconfitte.
L’uomo è disposto a grandi sofferenze quando mosso da grandi obiettivi e circostanze che lo spingono a lanciarsi in imprese spesso impossibili ma apripista per altri intrepidi viaggiatori pronti a replicare se non superare le medesime sfide. Da Magellano in poi il mondo non sarà più così grande da contenere le ambizioni e supremazie nazionali dei suoi abitanti ed il secolo buio del Novecento sarà solo il suo naturale epilogo.
Chissà che non si stiano riaprendo le porte dell’ignoto con le nuove missioni spaziali del nostro sistema solare, nuovo spazio vitale del nostro tempo, conteso ancora una volta dall’avidità del profitto di pochi accumulatori di ricchezze.


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