sabato 16 settembre 2023

Piero Angela - Dieci cose che ho imparato

 

Nella maturità della propria vita spesso ci si rende conto delle persone che hanno influenzato il nostro approccio alla curiosità solo quando ne percepiamo la mancanza e ci rendiamo conto del loro ruolo determinante nell’assenza delle loro parole. Nell’attuale mare in burrasca dell’intrattenimento televisivo odierno, Piero Angela era un rifugio di speranza della cultura, promotore di un format che il mainstream ripudia ma che la pervicace volontà del noto presentatore ha portato alla ribalta degli ascolti in prima serata, un vero miracolo, soprattutto in questo paese che pare avviato verso un processo devolutivo di educazione, conoscenza e moralità nelle larghe maglie della disuguaglianza sociale, relegando la cultura a privilegio dei pochi e la conoscenza a materia rara, preziosa e inaccessibile.


Proprio quella noiosa scatola catodica è stato lo strumento di divulgazione del pionieristico giornalista Piero Angela, un vero visionario della comunicazione attraverso immagini ed esempi pratici dei temi più disparati della cultura scientifica, letteraria, storica, naturalistica e cosmica. 

La recente scomparsa del padre della divulgazione italiana è stato un evento di grande commozione, affrontato comunque con lo spirito di serietà professionale e passione che lo ha contraddistinto in vita. Con l’aiuto del noto figlio Alberto, Piero Angela ha affidato la pubblicazione di questo sintetico libro a sipario del suo ultimo saluto prima del congedo definitivo dal proprio affezionato pubblico, di cui ho fatto parte per tutta la mia consapevole vita d’apprendimento. 


Il volume confeziona dieci lezioni del passato, presente e futuro con commovente schiettezza che mi auguro abbiano colpito anche la sensibilità di qualche arido cuore politico, spesso sordi alle evidenze e agli investimenti in ricerca scientifica. Queste lezioni sono sorrette dalla concreta onestà intellettuale di Angela, mettendo nero su bianco l’esperienza di una lunga vita di successi e sconfitte che lo hanno temprato e reso resistente alle facili strade della vita. 

La nota dolente è la mancanza di fondi e investimenti nella ricerca scientifica tanto patrocinata e promossa dal presentatore sia nei suoi programmi che riveste e progetti come il CICAP che tuttora esiste. 

La divulgazione come missione è stato uno dei caposaldi della sua vita e la volontà di investire sui giovani come rilancio e concreta speranza per il futuro un elemento mai sopito, anzi rinvigorito con l’anzianità e l’urgenza di lasciare una testimonianza, anzi, una speranza per la società.


La politica in tutto questo è messa in evidenza come responsabile della disattesa ricchezza che la scienza e la ricerca possono catalizzare proiettando il paese tra le grandi nazioni dell’hi-tech che competono tra loro a livello globale creando ricchezza e opportunità per la società. La perenne collocazione dell’Italia come fanalino di coda dei paesi europei è anche una conseguenza di questa mancanza di visione della politica, intenta solo a mettere pezze ad una coperta ormai corta. A nulla son valse le esortazioni di comitati, ricercatori e divulgatori come Angela, la politica è sorda ad una visione del futuro che non sia legata a maestranze tradizionali o imprese a conduzione famigliare che ormai dominano il paese quasi dai tempi dei “comuni” trecenteschi.


Nonostante tutto la fiducia e speranza in un cambiamento trasudano dalle parole del divulgatore. Il pubblico ha sempre risposto con interesse ai programmi condotti negli ultimi quarant’anni e la presenza del giornalista in prima serata sul canale ammiraglio della RAI si è consolidata per decadi senza mostrare cali, anzi, si sono raggiunti ascolti record. 


Come lo stesso Angela ci ricorda “non è mai troppo tardi” e con fiducia per il prossimo futuro vediamo affacciarsi il figlio Alberto con in mano il testimone del padre, pronto a correre per questo paese nonostante tutte le avversità, con quella incrollabile fiducia di svolgere con coscienziosa onestà morale il proprio compito, di essere utile alla macchina del futuro che ancora deve portarci verso nuove conquiste. Non è mai troppo tardi. Grazie Piero.

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