lunedì 25 marzo 2024

La speranza africana - Federico Rampini

Tra le recenti pubblicazioni del 2023 questo libro di Rampini emerge come profezia di un futuro prossimo non tanto remoto, anzi, per certi versi è già una realtà: il continente africano è il nuovo futuro, arca di salvezza del sempre più demoralizzato uomo Occidentale.

Rampini espone come il nuovo baricentro demografico del pianeta abbia spostato la propria residenza verso Est. Per assurdo sta accadendo l’impensabile, eppure dovremmo essere abituati, la Cina ne è già esempio. Accade che il contro esodo africano si stia rivelando più potenziale e dirompente delle previsioni, accade che la visione occidentocentrica non trova più riscontro in quei “poverini” a cui siamo abituati rivolgere la nostra pietà, senso di colpa e inutili “aiuti che uccidono”, come ci ha raccontato a suo tempo Dambisa Moyo. 


In Italia, lo sappiamo, viviamo di stereotipi. Li applichiamo ai nostri vicini, figuriamoci a sconosciuti di terre lontane descritte, con fantasie, nei film o nel nostro immaginario quotidiano fatto di incontri con immigrati di passaggio in cerca di una stabile posizione professionale che consenta l’invio del necessario sostentamento alle famiglie che spesso si lasciano dietro. Ma qui si impone una nuova narrazione. Lungo le pagine scorrono le testimonianze e le interviste a diversi personaggi noti e meno noti del presente africano, inframezzate dalle esperienze di un viaggiatore di lunga data come è il nostro giornalista. Tutti quei luoghi comuni a noi tanto cari vengono smontati con ilarità e fierezza dalla testimonianza di queste nuove generazioni, fresche, impavide e pronte al rischio. Già solo queste caratteristiche bastano per capire che hanno una marcia in più nonostante entrambe le mani legate dietro la schiena, legate da apparati statali autocratici o repubblico-dittatoriali, ma soprattutto corrotti.


A partire dal solito approccio dell’uomo bianco colonialista fino alla presa di coscienza delle nuove generazioni del continente Mediterraneo australe, Rampini si sposta lungo tutte le nazioni dando spazio alla voce di politici, diplomatici e futuri protagonisti della rinascita africana. È chiaro che è ormai tempo di abbandonare l’immagine esotica di aborigeni ballerini dediti a pastorizia e agricoltura, l’Africa è molto più. Università, società per azioni, musicisti, cinema, e addirittura l’equivalente della piattaforma Netflix di creazione nigeriana. 


Il continente è mosso da fermento e intraprendenza oltre che da una base di religione pentecostale e islamica tra le più diffuse, fervidi e numerose. I modelli di riferimento non sono, sorprendentemente, l’Europa o l’America ma l’Oriente coreano, cinese e indiano. Questa non è comunque una novità. Rispetto agli ex imperi coloniali il rapporto intrattenuto con i cinesi, ad esempio, è sempre stato di rispettoso commercio, certo, con i dovuti profitti e giochi di potere, ma sempre distaccati da quella pietà corrotta che da sempre ha mosso i sensi di colpa dei muzungu. 


La storia sta cambiando, e nonostante le faticose lentezze, la liberazione dagli aiuti infiniti dell’Occidente sono quella opportunità di elevarsi sulle proprie gambe che da sempre gli africani lottano per avere: un’opportunità. Gli interessi da sempre maturati da imprese e società occidentali sono quel freno allo sviluppo e la mancata promessa di indipendenza che ha trattenuto i sogni di crescita del continente equatoriale. Ormai assistiamo ad uno scuotimento delle coscienze che paradossalmente non punta a inglobare le tanto sbandierate democrazie liberatrici di diritti ma piuttosto ci si muove verso l’epurazione dei valori decadenti e deplorevoli che l’Occidente ha impugnato come stendardo della libertà. Libertà dalle religioni, dai principi, dalle tradizioni, dai valori, dal senso comune, in nome di una libertà assoluta che schiaccia il prossimo, che asfalta gli interessi maggiori per accontentare le minoranze e le instabili proposte di emancipazione distorta, più in fuga dal proprio malessere che in cerca delle proprie responsabilità.


La nuova vivacità artistica e tecnologica che esponenzialmente si diffonde nelle terre delle savane sono l’inesorabile presa di coscienza del proprio posto nel mondo, non semplici spettatori, ma nuovi creatori di valore, anzi nuovi docenti e cura al malessere degli occidentali, spesso in fuga da vite aride e plasticose che avvolgono le metropoli ingabbiando finte libertà entro schemi programmati e controllati da intelligenze che di umano ormai contengono ben poco. Manca poco ormai, ed è probabile che sarà l’Africa la nuova guida e faro per le tormentate anime vittime della democratica tirannia occidentale cieca ad ogni sintomo di crollo sociale e attenta al solo profitto e accumulo di ricchezze che finiranno per restare su un pianeta arido e prossimo a cacciarci dalla sua crosta di superficie come la più infestante e pruriginosa colonia di pulci che si possa nascondere in un manto di cemento e scheletri di edilizia urbana.


Rampini scrive considerazioni più che vere e che fanno riflettere ma forse le citazioni di altri suoi libri e articoli poteva risparmiarceli anche se il nobile intento di paragonare il presente con un passato ancora dolorante era doveroso nei confronti di un’Africa alle prese con la rinascita di se stessa. 


La speranza di cui scrive Rampini è quella per la nostra società, la speranza di trovare l’energia che l’Africa sta trovando ora per rinascere dalle proprie ceneri che da noi arde ancora di disperazione e incertezza.


 

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