Quando si parla della Bismarck ci si riferisce a uno di quegli eventi cardine che hanno determinato le sorti del mondo, uno di quegli scontri navali che si collocano di diritto tra i grandi fatti d'arme della storia assieme a Salamina, Teutoburgo, Lepanto etc.
Non è solo la tragedia di una nave, si trattava del fiore all'occhiello della marina tedesca, varata tre anni prima della sua tragica dipartita. Non vanno poi dimenticate le anime che componevano la funzionalità di quella macchina bellica da 35.000 tonnellate.
Era un equipaggio di giovanissimi e preparati ragazzi, ufficiali, lupi di mare che riuscirono nell'impresa più inaspettata di tutte, l'affondamento dell'incrociatore Hood, nave ammiraglia della flotta britannica. Le nazioni coinvolte nell'inseguimento della Bismarck, superavano di gran lunga la sola Inghilterra, si trattava di: polacchi, svedesi, norvegesi, americani, tutti impegnati alla distruzione della illustre corazzata.
In se la Bismarck racchiuse le speranze, il coraggio, la viltà, la stanchezza, la salvezza portate all'estremo delle proprie possibilità. Gioia, dolore e morte coinvolgevano alleati e nemici, ma il destino fatale portò alla tragica conclusione: la missione del dominio sui mari che la Bismarck perpetrava da tre anni. Incuteva timore alla sola vista, un suo ingaggio in battaglia era una decisione non facile di prendere. Il libro descrive bene proprio le concitate conversazioni che gli ufficiali si scambiavano prima di qualsiasi azione diretta nei confronti delle rispettive marine, i pensieri e le strategie per sterminare i nemici di entrambi gli schieramenti.
La guerra non è solo pianificazione e strategia, il leviatani dei mari chiedono un tributo, e chi si imbarca sa bene che l'abbandono è una possibilità inaccettabile.
Cinquemila uomini furono coinvolti in questa singola battaglia per vendicare l'Hood, ed è in questo momento che appare chiaro: questa era una lotta fra navi, non fra uomini. Si uccide gente che non si vede, anzi ci si chiede anche se siano mai esistiti questi nemici che una spessa lamiera galleggiante nasconde alla vista.
L'epilogo lo conosciamo tutti, la Bismarck viene circondata dal grigio delle navi britanniche e chiuso in una tenaglia senza scampo come un toro viene ferito dai picadores che lo indeboliscono con le banderillas nell'attesa che il torero giunga per l'ultimo colpo letale. Ma se doveva morire come un toro, allora avrebbe combattuto come tale e questo, lo sappiamo bene, i tedeschi lo sanno fare bene fino in fondo con coraggio e dignità.
Se siete appassionati di vicende storiche, avvincenti e del nostro passato recente, non posso che consigliare questo scorrevole libro corredato di qualche carta nautica per poter meglio comprendere le manovre che coinvolsero le diverse marine.
Kennedy, con una ricchezza di dettagli, ci tiene incollati fino alla fine, come se stessimo realmente ascoltando le parole dei sopravvissuti, e dona alla vicenda la giusta commemorazione dovuta a chi ha sacrificato la propria vita per un bene superiore: la patria.
Nonostante consigli questa lettura, sconsiglio questa edizione de Il giornale, priva di indice e con una impaginazione pessima, meglio cercare qualche altra edizione, anche di seconda mano.
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