venerdì 4 novembre 2022

Filippo Boni - L'ultimo sopravvissuto di Cefalonia

Tra le testimonianze più inaspettate, raccolte in tempi recenti, colpisce per la sua toccante vicenda quella di Bruno Bertoldi, coinvolto senza alcuna scelta prima in una folle guerra per la supremazia delle potenze totalitariste e in seguito in una disperata ricerca di salvezza dagli orrori di una prigionia spietata che ha lasciato scampo solo a pochi fortunati reduci di guerra.


A seguito della resa incondizionata (armistizio per altri) nel settembre 1943, nello scompiglio generale, causato dalle ambigue informazioni diffuse alle forze armate italiane, in Cefalonia si svolse quello che, dopo anni di negata memoria, fu un vero eccidio. In particolare a farne le spese furono migliaia di soldati della Divisione Acqui, acquartierati nell’isola prima della capitolazione di Mussolini. 

Filippo Boni riesce a raccogliere una testimonianza commovente, non solo di una vicenda tragica per un paese intero, ma la storia delle speranze di un soldato il cui unico scopo è mantenere intatta la propria moralità e di far ritorno ai propri affetti. Bruno Bertoldi è un uomo centenario quando riporta a galla i ricordi di un passato sepolto, mai raccontato neanche all’amata moglie che gli è stata affianco per tutta la vita, sapendo che l’uomo che tanto l’amava celava ricordi indicibili anche agli affetti più cari. Questa condizione ha caratterizzato numerosi reduci, forse spinti dalla fretta di ricostruire le vite distrutte dalla guerra e la speranza di non guardare mai più ad un passato troppo sofferto per serbarne memoria. 

Chi fa parte della Generazione X ha quasi sempre un nonno o bisnonno in famiglia, reduce di guerra, che per lo più ha portato nella tomba i ricordi della propria esperienza bellica, per certi versi un vero trauma inciso nell’anima di un’intera generazione. Bruno Bertoldi fu da meno, ma la fortuna ha voluto che uno studioso come Filippo Boni si interessasse alla sua vicenda e desse voce a uno dei crimini di guerra più ambigui della storia italiana, tanto da essere commemorata dalle autorità solo in tempi recenti e svelata altrettanto solo grazie alla ricerca e studio di singoli individui che non vogliono lasciar cadere nell’oblio una parte di storia recente che l’Italia ha ignorato per decadi. 


A partire dalla cattura per Bertoldi inizia una triste avventura di deportazione, prigionia, stenti, resistenza e tentativi di fuga. La prigionia per mano dei polacchi sarà l’inizio di una tragica sopravvivenza nelle gelide lande dell’Unione Sovietica presso le strutture di correzione per criminali politici e prigionieri di guerra tristemente noti come Gulag. Le possibilità di uscirne vivi sono tremendamente poche e ogni giorno di vita porta con se la consapevolezza che possa essere l’ultimo, ma questo non impedisce a Bruno di restare focalizzato sulla propria vita e sul ricordo dei propri affetti, unica ancora di salvezza dalla morte certa. 

Sballottato da Mosca fino in Uzbekistan gli orrori si sommano uno dopo l’altro. Veder morire compagni o semplici prigionieri con cui condivide la triste sorte è un continuo promemoria alla caducità della vita. Nulla è garantito e ogni pasto è ottenuto come la conquista di una vetta. La fortuna, un corpo temprato e l’aiuto del proprio coraggio permetteranno Bertoldi di tronare a casa nell’ottobre del ’45 quando il conflitto bellico è ormai terminato e le macerie di un tempo di grandezza sono l’unico retaggio che rimane di un sogno imperiale troppo audace e illusorio per l’avidità di pochi.


Il libro che ci consegna Filippo Boni è un sostegno alla memoria collettiva e all’eroismo di Bertoldi il cui amore per la moglie ha dato sostegno nei momenti più tragici di prigionia. Questo volume si presta a monito per le future generazioni, sommerse dal consumismo, dall’iperconnettività e dai format televisivi per i quali sembrano aver perso il contatto con i valori che caratterizzavano le generazioni del XX secolo, private di tutto ma non dell’amore per il prossimo, per la vita, per il futuro. 

In tempi di smarrimento come questi, un libro scritto con passione e rigore può aiutare a riflettere e soffermarci su chi siamo e dove andiamo; una speranza di salvezza da noi stessi.



 

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