La controversa figura di Göring emerge come una maschera tragicamente umana, piena di contraddizioni. Un eroe di guerra dal portamento fiero, un mecenate raffinato, ma anche un morfinomane vizioso, ossessionato dal lusso e avvolto in un ego smisurato .
Il suo eroico passato caratterizzato da voli, battaglie e medaglie gli donano un fascino a doppio taglio simile a quello che si prova davanti ad un paesaggio allo stesso tempo maestoso e minaccioso. Un uomo capace di guardava il mondo dall’alto ma incapace di contemplare il vuoto che portava dentro.
Irving racconta la biografia del “grassone” dalla nascita dalle nobili origini fino al processo di Norimberga che lo vede come figura di spicco di un teatro su cui Göring, con la sua retorica sicura, prova a diventare protagonista ancora una volta. Il giudice Birkett, lo definì un “donchisciotte di gomma”, un uomo capace di affascinare benché privo di sostanza morale .
In effetti Göring dominava le aule del tribunale, come un attore consumato, pronto a offrire l’ultimo atto della sua pièce”. Ma dietro le luci, la maschera si sgretolava. Irving ci regala aneddoti e curiosità del Führer mancato, passando per i suoi pensieri più intimi e i giudizi politici più proibiti. Göring era un abile uomo politico, persuasivo e risoluto, capace di tenere di tenere i fili di altri uomini di potere finanche a convincerli al suicidio. I suoi modi esagerati e il lusso sfrenato sono caratteristiche che non passano inosservate ma resta incredibile come nonostante l’appropriazione di numerose opere d’arte e soldi resti un immagine di spicco nell’immaginario tedesco, adorato anche nelle fasi più drammatiche del conflitto mondiale. Fa da controparte allo spietato atteggiamento rivolto a camerati e nemici il tenero cuore del marito fedele e docile nei confronti mogli e figli.
Il libro è voluminoso – oltre 700 pagine ricche di dettagli e rare foto d’epoca – e scandagliato con l’occhio dell’archivista e la mente dell’avvocato. Le foto in bianco e nero diventano istantanee di un’epoca. L’osmosi tra ricerca storica e visione psicologica pare semplice e l’abilità dell’autore si esprime nel “mostare l’uomo sotto il mostro” un merito raro.
Irving non è comunque un uomo privo di ombre. Come riportano alcune cronache, ha subito accuse di revisionismo e romanticismo nei confronti dei nazisti, e perfino di negazione dell’Olocausto dopo la sua partecipazione a un convegno negazionista. Questo solleva in effetti il dubbio che il ritratto offerto del Feldmaresciallo sia più una fedele riabilitazione di un tiranno se non una glorificazione velata.
Vien da chiedersi se può un biografo mantenere cuore e cervello, empatia e rigore morale, quando racconta di un crimine assoluto. Storici come Renzo De Felice dovettero affrontare simili rischi nel trattare della vita del Duce, altro controverso personaggio dalle molteplici maschere e contraddizioni.
Resta comunque uno dei pochi libri ben scritti sull’argomento, con uno stile letterario accattivante e profondo. Irving narra la storia di Göring senza nessun giustificazionismo, ma con grande acume pone uno sguardo profondo sulla ricerca dei dettagli, sulle motivazioni del gerarca, facendo di questo libro un testo capace di affascinare, mettere a disagio, far pensare. Piuttosto che la giustificazione stimola la comprensione.
In conclusione, Irving ci consegna un Göring come figura complessa, piena di contraddizioni. Lo osserviamo cadere dal palco della storia, e allora capiamo: dietro la maschera del potere c’è un uomo piccolo, vulnerabile, affascinato da se stesso. Ma per quanto possa scrutare, restano ancora ombre. E quelle ombre siamo noi, quando scegliamo di guardare senza giudicare.

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